“I geni dell’esplorazione”

Trovo la notizia apparsa sul @Globalscience Peer Review degna di grande considerazione e invito chiunque possa collaborare a rispondere all’appello in essa contenuto.

Natura della ricerca e appello a contribuire. (Traduzione di Ancilla Terradivento)

La genetica molecolare non smette di stupire: scienziati scozzesi dell’Università di Wootton Major guidati dal dott. M. Tembel* (ordinario di mirobiolgia) in collaborazione con il gruppo di ricerca del dipartimento di biologia marinara condotto dal dott. P. Eghel ** (genetica chirale) hanno scoperto un cluster di geni che sono alla base di alcuni comportamenti in azione durante le migrazioni del mondo animale, questi geni sembrano correlati con un particolare stato d’animo che insorge in alcuni individui delle società post-industriali. La straordinaria scoperta è entrata ora in una fase nella quale il gruppo di studiosi è alla ricerca di persone in possesso di uno specifico profilo comportamentale. Allo scopo di formare questo gruppo di lavoro e ricerca è stata aperta una richiesta di collaborazione a livello planetario. Chiunque crede di potersi riconoscere nel profilo fenotipico definito dell'”esploratore solastalgico” (di seguito descritto), può fattivamente contribuire alla raccolta dei dati entrando a far parte di un gruppo di controllo che si auspica essere il più ampio possibile.

Profilo fenotipico comportamentale dell'”esploratore solastalgico”

All’interno della popolazione delle aree urbane dei paesi industrializzati, alcune persone percepiscono in certe situazioni una esigenza che essi tendono a descrivere come “il desiderio di andare lontano-lontano” (to go far, far away) , in genere costoro faticano a dare spiegazioni chiare del loro stato d’animo, espongono la loro condizione come uno stimolo che, pur essendo indefinito, non può comunque essere confuso con la condizione psicologica di un generico desiderio di ferie o di un periodo di vacanza. Si tratta piuttosto di un impulso, una spinta a progettare e realizzare un abbandono dei luoghi di attività prevalente. Il programma che costoro desiderano mettere in atto è percepito come un lungo viaggio a piedi dalla durata temporale non facilmente prevedibile, talvolta descritto persino come un allontanamento per un tempo indefinito. Questa condizione psicologica di fondo si manifesta frequentemente in modo più acuto in situazioni molto ordinarie e/o luoghi quotidiani, come per esempio il vicino centro commerciale, l’ufficio del luogo di lavoro, il bar sotto casa o persino il semaforo sul solito tragitto nella città di residenza. La pulsione all’allontanamento tende a crescere e divenire insistente, quindi si accompagna alla netta consapevolezza di dover andare oltre, via, alla ricerca di qualcosa di nuovo, diverso e capace di cambiare per sempre la vita e il mondo.
Il gruppo di ricerca scozzese è alla ricerca di profili comportamentali di questo tipo. Se anche tu percepisci, magari ancora in forma indistinta o embrionale, “il desiderio di andare lontano-lontano” unisciti al gruppo di collaborazione e controllo #esploratoresolastalgico iscrivendoti alla rete di sostegno della ricerca.