"[...] in montagna diventava felice, di una felicità silenziosa e contagiosa, come una luce che si accenda. Suscitava in me una comunione nuova con la terra e il cielo, in cui confluivano il mio bisogno di libertà, la pienezza delle forze, e la fame di capire le cose che mi avevano spinto alla chimica. Uscivamo all’aurora, strofinandoci gli occhi, dalla portina del bivacco Martinotti, ed ecco tutto intorno, appena toccate dal sole, le montagne candide e brune, nuove come create nella notte appena svanita, e insieme innumerabilmente antiche. Erano un’isola, un altrove."
"Ferro" da Il Sistema periodico - Primo Levi
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Il bosco vetusto

Tempo per noi dentro un bosco salvato.
“Il bosco vetusto non si può raccontare, bisogna farne esperienza; prova, vai a visitare uno di questi habitat. Per me è stato come una rivelazione, ne sono stato folgorato” Questo suggerimento di Cesare Lasen si è trasformato in un proposito, e così io e lei (stavolta c’era) lo abbiamo compiuto andando alla ricerca di una faggeta antica, di cui sapevo.
Ci siamo portati anche una copia de “Il tempo del bosco” per rileggere proprio in quel luogo le parole di Mario Calabresi, in un capitolo del suo ultimo libro è riuscito ha descrivere la preziosità di questo ambiente. Lo ha fatto narrando il suo incontro con Fabio Clauser, mio conterraneo, un ecologista ante litteram che negli anni ’50 è rimasto affascinato dalla maestosa unicità di un bosco di faggi secolari nascosto sul crinale fra la Toscana e l’Emila. Dotato di una provvidenziale lungimiranza, anziché tagliare le piante le ha difese, trasformando un lembo di appennino in una riserva integrale, un prezioso scrigno di biodiversità.
Il tempo per noi dentro un bosco salvato, perchè “è negli interstizi della vita che accadono le cose inattese, e arriva la grazia” (pg.143).



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