"[...] in montagna diventava felice, di una felicità silenziosa e contagiosa, come una luce che si accenda. Suscitava in me una comunione nuova con la terra e il cielo, in cui confluivano il mio bisogno di libertà, la pienezza delle forze, e la fame di capire le cose che mi avevano spinto alla chimica. Uscivamo all’aurora, strofinandoci gli occhi, dalla portina del bivacco Martinotti, ed ecco tutto intorno, appena toccate dal sole, le montagne candide e brune, nuove come create nella notte appena svanita, e insieme innumerabilmente antiche. Erano un’isola, un altrove."
"Ferro" da Il Sistema periodico - Primo Levi
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Il Santuario.

In fondo alla valle principale una traccia esile e incerta sale ripida e rimonta il versante, conduce ben lontano inerpicandosi dentro un bosco luminoso di larici e cirmoli, alberi vecchi e vigorosi, aggrappati alle rocce con robuste radici sporgenti. Appena oltre il limite dalla foresta si incontra un gradone di rocce consumate e scassate: ecco la soglia, l’ingresso nella valle sospesa, che si apre poco avanti, ampia e silenziosa.
Si entra sul prato piatto del fondo camminando in un soffice tappeto fatto di innumerevoli steli di nardo, i passi ora silenziosi inducono un non so che di solennità.
Adesso verso sud seguendo l’istinto ancora in salita sull’evidente cresta di granito montonata e lisciata dall’antico ghiacciaio. Qui c’è quello che cerco oggi: risalendo la montagna essere riportato dove sono ancora giovane, e convocato al cospetto di questa ineludibile e potente domanda: “perché c’è tanta bellezza in natura?”
“La conoscenza scientifica ci mette nelle condizioni di contemplare più da vicino le cose mettendo in luce l’ordine, l’armonia, e anche la drammatica imprevedibilità dell’universo, e rende quasi inevitabile nell’uomo sincero la percezione solida della presenza del mistero immenso su cui tutto si appoggia. Ma è la semplicità più che l’ingegno, la fonte dell’intelligenza indispensabile per riconoscerlo.”
(M. Bersanelli)

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