Resistere e pazientare

C’era una volta un sentiero che saliva il vallone, ormai non viene più curato e da molti anni la SAT lo ha dismesso dal suo catasto; sulle carte è rimasto il simbolo di una traccia.
“E sarebbe proprio dove vuoi andare tu?”
“Sì, certo, la prima parte sarà un po’rognosa tutta in ombra, saliremo una valle stretta e ingombra di detriti, poi c’è il traverso fra i mughi e infine un ultimo gradone, sopra però si apre un anfiteatro circondato da pareti verticali, aspro e pienamente dolomitico, certamente solitario”.
G.G. mi ascoltava usandomi pazienza, con un’aria a metà fra l’incerto e il divertito.
“Va bene, passo alle sette”
In questa stagione le cime di Sud – Est mantengono la valle all’ombra per tutto il giorno. La parte centrale del vallone è occupata da una grande conca di sovraescavazione, “busa” è il toponimo; in giornate terse e senza vento l’aria fredda si accumula in basso e resta imprigionata dalla contropendenza, forse è qui che si ritira l’inverno. Per le specie vegetali sono giornate al limite della sopravvivenza, devono solo resistere e pazientare