Salire in quota, scavarsi una truna e dormirci tutta la notte mentre fuori nevica . La mattina al risveglio uscire del tutto solo sull’alpe silenziosa. Fantasticavo di questo guardando le linee e la forma della neve, quando io e L.P. siamo finalmente giunti sulla piana dei Laghi superiori di Valbona, la coltre bianca quest’anno è così profonda da annullare ogni asperità del terreno, siamo in riva ad uno dei due laghi che è proprio ai nostri piedi, la riva deve essere lì sotto da qualche parte, completamente invisibile nella luce abbagliante.
La superficie della neve è intoccata, a meno di una sottile serie di impronte: l’inconfondibile traccia di una lepre variabile (Lepus timidus) che stamattina presto, molto probabilmente all’alba, ha percorso una galleria nella neve fresca per uscire dal suo riparo scavato in profondità al di sotto di qualche masso; l’animale perfettamente mimetico nella sua candida livrea invernale ha passeggiato qua e la, diretto chissà dove. Con questa idea ho alterato l’immagine sferica scattata mercoledì 28 marzo (è qui sotto), fino per ottenere quella che ho messo in apertura: mi piacerebbe imitare questo animale simpatico ed elusivo.
Io e L.P. ci eravamo ripromessi di salire sull’Alpe di Valbona da quando abbiamo intuito il percorso invernale dalla vetta del Monte Cengledino, è un itinerario scialpinistico insolito e con un buon sviluppo, che garantisce solitudine, per la gran parte non era stato ancora tracciato.