
Diario di Stefano Roi, una pagina senza data.
“Oggi ho salito un versante che sembrava non finire, ed era quello che desideravo. Sono salito da solo, come da tempo sentivo di voler fare. Ho abbandonato la strada principale entrando in un’alpe rigogliosa e verde, coperta di erbe alte, umida di rugiada, percorsa e bagnata da rivoli profondi che solcano un suolo scuro, scivoloso.
Il vecchio sentiero, invaso dall’erba, conduce verso l’alto e fuori dal bosco, e poi sempre più in salita attraversa una zona scoscesa, aggirando massi di antiche frane e due torrenti gemelli.
Sono alimentati dalla fusione della vedretta di Ilscin: l’acqua scorre fredda e veloce levigando ed esponendo la roccia bianca di questa montagna, un granito compatto, massiccio.
La traccia sparisce nei pressi di quello che forse in passato è stato un ricovero di pastori. E’ una minuscola dimora sul fondo di una piccola prateria alpina, un’unica zona pianeggiante: un’isola nascosta nel mare di quell’immenso versante.
La serratura è robusta, ma il chiavistello libero. L’interno era pulito e senza odore, vicino al focolare, protetta da un panno, ho trovato la lama della falce, ma da anni il pascolo è incolto.
L’edificio è quasi addossato alla roccia, per cui dall’uscio non si riesce a vedere la cresta della valle, solo si intuisce che è verso Nord Est, nascosta alla vista da numerose balze e così lo sono anche le cime più alte.
In cielo si addensavano le nebbie, come capita spesso nei pomeriggi estivi sui massicci più alti,
“si prepara una bella doccia nel pomeriggio” pensavo, eppure mi sono intestardito a voler raggiungere la cresta
“…e poi la seguirò fino alla cima” mi sono detto.
“Un passaggio che conduce dall’altra parte, un passaggio ci deve pur essere, anche se non è segnato sulle mappe.”
L’ho trovata la cresta e l’ho seguita in salita fino alla vetta, dentro una nebbia fitta, grigia. Ad un certo punto, stranamente, sullo spartiacque c’è un minuscolo lago, che era ancora gelato.
Proprio mentre ero lì è venuto del vento e per un poco si è visto il passaggio che cercavo, ma non è per quello, e neanche per la cima, è per “l’incanto di un attimo in cui le cose sembra stiano per dirci il loro segreto”.
