
Vorrei tornare. Ha a che fare con il desiderio.
E’ un lungo sentiero ormai quasi abbandonato; che significa ore di solitudine assoluta (che bene!), è sul granito, cristallino e impermeabile; che vuol dire acqua, stagni, laghi, cascatelle, fanghi, torbiere, paludi, piedi bagnati, suoli molli, foglie rigogliose. In estate dalle cime alte del plutone quasi ogni pomeriggio nasce un temporale.
Ho aspettato il passaggio del mio, senza fretta, in attesa della luce serale, che era limpida come avevo sperato.
La vita assorbe e scambia, trionfa, incredibilmente riemersa dal silenzio che ho visto in inverno.
Eppure è confinata in uno straterello sottile sospeso fra il granito e cielo: la biosfera è frutto di condizioni talmente particolari, prodotto di così tanti fattori, che a pensarci viene un senso di vertigine; che non bisogna temere, ma anzi con cui è bene familiarizzare: la vita non è un fatto scontato ed ha i tratti del mistero, per questo non finirà mai di stupire, e forse per questo, il cuore attende e festeggia il suo evento.
Ha a che fare con il desiderio, con ciò per cui siamo fatti, è necessario assistere alla sua ricchezza, celebrare la sua tenacia, essere consapevoli della sua fragilità.
Ci serve come l’acqua che beviamo, ci serve fare esperienza di desiderarla.


